lunedì 17 maggio 2010

I contributi delle donne alla scienza: ieri e oggi

(di Margherita Hack 2000)
La storia delle donne nella cultura e nella vita civile è stata una storia di emarginazione fino alla fine dell'Ottocento e in gran parte ancora fino alla metà del Novecento, almeno nei paesi industrializzati. In molti paesi in via di sviluppo, salvo rare eccezioni, le donne sono ben lontane non solo dall'aver raggiunto la parità con l'altro sesso, ma anche dal vedere loro riconosciuti i più elementari diritti di esseri umani. Quali possono essere le cause di questa situazione che risale indietro nei secoli? Forse già nelle epoche preistoriche, la forza fisica necessaria per sopravvivere, le numerose gravidanze e il lungo periodo di allattamento e di cura della prole hanno portato alla differenziazione dei compiti. Oggi, i progressi della scienza e della medicina, e le conseguenti applicazioni tecnologiche hanno annullato la condanna biblica - uomo lavorerai con fatica, donna partorirai con dolore - almeno nei paesi industrializzati. Per secoli le donne che potevano avere accesso all'istruzione erano quelle rinchiuse nei conventi. Forse per questo le donne che sono emerse nel passato erano soprattutto umaniste, pittrici, scrittrici, poetesse, ma molto più raramente scienziate. Infatti chi ha attitudini artistiche o letterarie può emergere anche senza una preparazione specifica, mentre le scienze, e in particolare le cosiddette scienze "dure" come matematica e fisica richiedono una preparazione di base, senza la quale è quasi impossibile progredire. Perciò le donne, escluse dalle università, escluse dall'educazione scientifica, sono emerse là dove potevano emergere. Così è sorto il pregiudizio secondo cui le donne sarebbero più adatte alle materie letterarie e linguistiche che non a quelle scientifiche. Le stesse ragazze crescono in mezzo a questi pregiudizi e se ne lasciano influenzare, e scelgono le facoltà umanistiche anche contro le loro naturali inclinazioni, contribuendo così a rafforzare i pregiudizi stessi. lo ho avuto la fortuna di avere una famiglia in cui babbo e mamma erano perfettamente eguali, si dividevano i compiti in piena parità, e che non mi hanno mai imposto comportamenti o giocattoli legati a stereotipi sessuali. Credo perciò che l'ambiente familiare in cui ho avuto la fortuna di nascere sia stato estremamente importante per darmi fiducia nelle mie possibilità, e per non provare complessi di inferiorità che ho spesso notato in colleghe della mia generazione e anche più giovani. Malgrado i grandi progressi fatti dalle donne, ci sono ancora notevoli disparità nel mondo del lavoro, della politica e della ricerca. In politica è a tutti nota la scarsa rappresentanza femminile alla camera dei deputati e al senato. Al governo dei comuni sono ancora una minoranza le donne sindaco, mentre sono frequenti gli assessorati alla cultura assegnati a donne, il che mi fa malignamente pensare quanta poca importanza i politici tendono ancora a dare alla cultura, ritenuta un trascurabile centro di potere locale. Però rarissimamente si afferma il diritto delle donne e il dovere degli uomini di dividersi al 50% le cure familiari, dalle più umili alle più importanti, anche se la legislazione familiare dà alle donne la possibilità di rivendicare questa reale parità. Sta alle giovani donne educare i propri compagni e ai giovani uomini di incitare le loro compagne ad affermarsi nella vita. Comunque ritengo che il crescente numero di donne affermate nella scienza, nella politica, nello sport e in tutti i campi dell'attività umana fornisca quei modelli che finora mancavano alle bambine, e che possono dar loro fiducia e stimoli ad eguagliarle.

5 commenti:

  1. E' davvero impressionante pensare come negli anni tante siano state le conquiste fatte da noi donne, ma come in realtà ai vertici, nella cultura, nella mentalità delle persone certi stereotici e preconcetti rimangano, e alle volte, permettetemi di dirlo, siamo noi stesse a rinforzarli! Ma per tutte coloro che lavorano per superarli.. buona fortuna!

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  2. Sono convinta che grandi passi siano stati fatti, finalmente stiamo raggiungendo se pur lentamente un posto nella società che ci spetta di diritto.
    La donna è caparbia, sensibile, organizzata e sa dissociare lavoro e famiglia.
    Mi sento estremamente positiva è sono certa che senza di noi tutto sarebbe poco.

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  3. Dobbiamo essere noi le prime a crederci però! Perchè tante volte ci scoraggiamo.. ma se davvero ci fermiamo a pensare realisticamente a ciò che fa una donna tra casa, figli, marito, lavoro e magari si ritaglia anche un hobby, uno sport, delle amicizie.. siamo davvero delle grandi! Ed è doveroso provvedere anche per chi da sola non ce la fa a crederci!

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  4. L'analisi della Hack è precisa ed è ancora attuale,anche se penso che al giorno d'oggi i messaggi che arrivano dalla tv,pubblicità etc.influiscano molto di più dell'educazione familiare (comunque fortunata lei ad essere cresciuta da tali genitori).La sensazione diffusa è che ci sia una regressione culturale nei confronti delle donne che fa paura,e che i diritti acquisiti vadano salvaguardati da spinte reazionarie!

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